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REFERENDUM Legge 40: l'Italia al voto, intervista a Beppe Grillo

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giuseppe "präz"
icon14  view post Posted on 19/5/2005, 13:11 by: giuseppe "präz"





il 12-13 giugno si avvicina
non so ancora se e cosa andrò a votare

vi riporto intanto l'intervista di Aldo Cazzullo (Corriere della Sera) a Beppe Grillo

il dibattito è aperto

CITAZIONE

Beppe Grillo e i referendum
 

Beppe Grillo, lei si è espresso contro il referendum sulla fecondazione assistita. Perché?
«Perché della fecondazione abbiamo fatto un mercato. E’ una trasformazione epocale: la vita che un tempo apparteneva alla religione, alla patria, alla rivoluzione, ora appartiene al mercato. Ne parliamo come un allenatore parla della sua squadra, come qualcosa di cui si può disporre. Abbiamo manipolato la vita, l’abbiamo clonata, riprodotta in provetta, comprata e venduta. L’abbiamo privatizzata. E si sa dove finiscono le cose privatizzate: non a una persona con nome cognome e odore, ma a una società anonima con fermoposta alle isole Cayman».

La fecondazione assistita è al servizio della vita.
«Io non sono pregiudizialmente contrario, penso sarebbe giusto aiutare chi ne ha bisogno. Non ho le idee chiare. Ma non sarà certo la scienza a chiarirmele; perché la scienza non spiega nulla. Vita, morte, non sono concetti scientifici. Se penso a un embrione lo penso vivo; ma è vivo un embrione congelato a 300 gradi sottozero, con il cappottino? Fino al 1968 era la fine del battito cardiaco a decretare la morte; poi un convegno a Cambridge introdusse la categoria della morte cerebrale, per consentire l’espianto degli organi, e oggi a decretare la morte è il sibilo di una macchina. Ma della vita e della morte deve decidere la filosofia, la politica, non la scienza».

Appunto: la politica. Perché non il referendum?
«Perché queste cose non si stabiliscono con una croce su una scheda, tantomeno seguendo le indicazioni di una sigla politica. Il referendum è l’unità di crisi della politica italiana: quando non si sa più che fare ci si rivolge alla gente, di cui finché si è potuto si è fatto serenamente a meno. Non credo che la democrazia sia più quella che abbiamo conosciuto, che coincida con il voto. Democrazia è una parola vuota, che di tanto in tanto iniettiamo come il botulino in Paesi lontani migliaia di chilometri. La crisi della rappresentanza è irreversibile. Lei mi sa dire chi rappresenta Calderoli?».

L’interrogativo è drammatico, ma non c’è nulla che possa sostituire il voto democratico.
«Non è vero: la rete. Quando sarà ancora più evoluta, quando tutti potranno entrarvi in pochi secondi senza pigiare connect o outlook, sarà un gioco esprimere la propria opinione, e farla arrivare a chi deve decidere. Allora i politici saranno disoccupati, proprio come le governanti: entreremo in casa e parleremo al frigo che si occuperà delle spesa».

Nell’attesa, la legge su fecondazione e ricerca le va bene così com’è?
«Non dico questo. E’ come chiedere se uno vuole la guerra: che senso ha? Che senso ha inoltrarsi in questioni di cui non abbiamo idea, contare gli embrioni, meno di tre, più di tre, o magari tremila? La legge è probabilmente da cambiare, forse solo nei quattro punti indicati dal referendum, forse tutta quanta come dicono i radicali. Solo che la gente queste cose non le sa, mentre sa benissimo le cose che non servono. Infatti vota sempre meno, persino in Svizzera. E se voterà dando retta alle sigle politiche, non è detto finisca bene».

Lei, con Buttiglione e monsignor Fisichella, dice che i cristiani non possono votare sì. Perché?
«La chiesa non dovrebbe entrare in questa vicenda. Ma se la chiesa è per la vita, e la vita inizia dal concepimento, per un cristiano non dovrebbe esserci questione. Anche se il primo caso di fecondazione eterologa è quello di Gesù...».

Ecco perché non la invitano in tv, e sono così preoccupati per Celentano. Potrebbe occuparsi almeno lui del referendum?
«Certo che sì. Celentano deve poter dire quel che vuole. Lui si è sempre occupato dell’ambiente e della vita, a modo suo. Pericoloso non è Celentano, pericolosi siete voi e le vostre interpretazioni. Pericolosa è la politica che istituisce una commissione per vigilare sulla tv, mentre dovrebbe essere la tv a vigilare sulla politica».

Se gli elettori penseranno come lei, la legge resterà, e fare figli sarà ancora più difficile. In Italia se ne fanno già pochi, non crede?
«Non nel mio caso, visto che ne ho sei. Prima ancora dei figli, sono le idee di vita e di morte a latitare, a dover essere definite. L’infanzia se n’è andata: i bambini sono piccoli adulti, gli adulti grandi bambini. Quando avevo 13 anni i diciottenni non mi parlavano, mi mandavano a comprargli le sigarette, e io obbedivo perché loro erano i grandi che possedevano il mistero, andavano con le ragazze. Ora a 13 anni si va sulla sedia elettrica. E i trentenni sono eterni bambini senza lavoro che attendono e talora agevolano la morte dei genitori per ereditare. Il guaio è che nessuno vuol più morire. Invece ogni tanto bisognerebbe farlo. Dovremmo elaborare il rapporto con la morte, anziché considerarla qualcosa che non ci riguarda».
 
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39 replies since 19/5/2005, 13:11   756 views
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